Sud Africano classe 1961, Hugh Reece Edwards è un journeyman del Rugby: dopo una carriera da estremo che l’ha portato anche in Italia, a Noceto, Edwards allena dal 1996 spaziando nel rugby professionistico tra il Sudafrica e il Giappone, e alternando periodi in cui ha guidato la formazione di giovani atleti all’interno dei college sudafricani.
Un curriculum lungo e variegato che ha convinto il direttore Zane Ansell: è lui l’uomo giusto per guidare il Verona in questa stagione che sta per cominciare. “Il mio è stato un percorso lunghissimo - esordisce Edwards - la mia prima panchina è stata quella degli Sharks” una squadra a cui rimarrà legato per tutta la sua carriera, in diversi momenti e con diversi ruoli. “Lì ho iniziato ad allenare nel 1996, sempre in quell’anno ho avuto la possibilità di unirmi allo staff degli Springboks prima di tornare agli Sharks come capo allenatore.
Non ho mai smesso di lavorare coi giovani e nella mia carriera ho allenato spesso i ragazzi nelle high school e nei college con gli under 18 e gli under 20 e credo sia un’opportunità enorme per crescere come allenatore: i ragazzi sono come le spugne e assorbono conoscenze in modo unico, è un piacere lavorare con loro. Poi, nel 2014, sono partito per un’avventura in Giappone. Ho allenato per circa sette anni nel campionato giapponese, prima da assistant coach e poi da head coach per gli NTT Coms.
È stata un’altra esperienza incredibile sia dal punto di vista umano che tecnico. Allenare gli atleti giapponesi è stato davvero stimolante, anche per le diversità culturali. Per esempio, io cerco sempre di far crescere i miei giocatori nelle loro capacità dileadership, ma il concetto di leader in Giappone è molto diverso, non parlano molto e soprattutto non in pubblico.
Dopo il Giappone sono tornato in Sud Africa per un po’, ma l’Italia è sempre stata nella mia bucket list fin dai tempi in cui giocavo a Noceto, quando Zane Ansell mi ha contattato non ho avuto dubbi, sono davvero felice di essere qui.”
Le aspettative di Edwards per questa esperienza nel Rugby italiano? È evidente che il movimento italiano sia in crescita costante negli ultimi anni, magari non velocissima ma costante. Il gioco è cresciuto molto dai tempi in cui ho giocato qui, e già allora mi sono divertito molto. Nello specifico mi sembra che il Verona stia lavorando benissimo, qui c’è una struttura unica in cui si trova tutto il necessario per allenare ad alto livello. Riescono a formare atleti promettenti grazie all’academy e a portarli con continuità in prima squadra.
La squadra sarà quindi molto giovane e questo è un’aspetto ancora più stimolante per me. Gli atleti di questa età sanno adattarsi rapidamente al gioco e allo stesso tempo assorbono ogni insegnamento e lo portano nella propria carriera futura. È un’emozione far parte di questo processo. Dal punto di vista del gioco non posso che fare i complimenti allo staff e alla squadra per l’ottimo lavoro svolto l’anno scorso.
Continueremo a lavorare in quella direzione, tenendo a mente l’importanza del divertimento, sia del pubblico che dei giocatori. L’obiettivo finale è raggiungere la categoria élite, questo è sicuro, ma fin dall’inizio sarà importante divertirci in campo: questo rende tutto più facile.”