La lettera degli allenatori ai propri atleti
Palese.
Si, in effetti, potrebbe sembrarlo. Gioco corale. Belle azioni. Splendide mete. Vittorie.
E poi, da fuori, i soliti commenti… “sono forti loro” oppure “sono deboli gli altri”... Insomma non si è mai contenti. Mai soddisfatti.
E infatti poi, sempre da fuori, senti… “si poteva fare anche questo o quello” oppure “ma come ha fatto a fare avanti” o anche “come ha fatto a non fare meta”.
Già i soliti commenti…
Palese. Forse, per chi conosce veramente bene la nostra storia, proprio così palese non lo è stato.
Forse, per chi non conosce bene la nostra storia, è bene ricordare come tutto è iniziato, e, credo mai sarà finito.
Agosto 2019, dove il caldo la faceva da padrone: “siete liberi di sbagliare”, frase scagliata così , a bruciapelo, a tutti voi, davanti a tutti voi. Scusa? Viene da chiedere … ovvio, siete liberi di sbagliare, perché solo così potete crescere e migliorare. Niente di più.
Siete liberi di giocare, di interpretare, di scegliere, di osare, di provare, di metterci in difficoltà e soprattutto di fare rugby. E così è stato, fin dall’inizio.
Dalla prima corsa, dal primo passaggio, dal primo placcaggio, è stato rugby nella sua essenza, nel suo spirito, nei suoi principi. E dal primo momento la posa, così, del primo mattone, di quella che sarebbe stata una famiglia e non una semplice squadra di rugby; quello che oggi definirei un branco affamato di ovale.
A pensarci bene quello che risaltava ancora di più è di quanto aveste bisogno uno dell’altro, di crescere insieme, di respirare come una cosa sola, di essere una cosa sola; la riprova, sempre, alla partita, di domenica, di ogni maledetta e splendida domenica, dove lasciavate i dubbi chiusi nelle borse, in spogliatoio, e in campo liberavate sogni, emozioni e speranze.
Vedervi giocare, onestamente, c’era solo da dire “grazie, mi sono veramente divertito. Ho fatto pace con il rugby”.
Avete costruito allenamento dopo allenamento, tassello dopo tassello, goccia dopo goccia, il vostro credo, la vostra gioia marcata di essere protagonisti di un’annata speciale, come quella bottiglia di vino rara che stappi , che versi, che gusti e rimiri, e speri di non arrivare mai a vederne il fondo … perché così vuol dire che sarebbe finita.
Il primo mese di sudore tale da irrigare i campi al Center. Poi le prime amichevoli, i primi test, e si intravedeva che il grappolo del Verona Under16 stava maturando alla grande. Si vedeva che gli acini - ben 53 - erano ricchi di polpa, di succo, e che presto sarebbe stato pronto alla vendemmia. Un’ottima annata, appunto.
E così, ai primi cenni di autunno, la griglia di qualificazione dei barrage : in palio l’elite. E così, uno dopo l’altro, un crescendo di prestazioni, di rugby portato ai suoi estremi, e finalmente, dopo un mese, la vittoria e l’agognato ingresso nel gotha del rugby veneto, dopo una grande prestazione nel tempio della Guizza.
Così come gli acini dei grandi erano pronti per un vino maturo e corposo, quelli dei piccoli necessitavano di una maturazione un pelo più lunga, ma sempre di ottimo mosto stiamo parlando.
E venne il tempo del confronto alla mescita, degli assaggi in grandi cantine, di pellegrinaggi in questo o quel grande vigneto; ovunque avete lasciato un segno indelebile del vostro passaggio. La botte esaltava il tannino, la fermentazione, il sapore. Più giocavate e più si aveva voglia di vedervi giocare.
E così, dopo una degustazione dopo l’altra sui campi del triveneto, ci si stava preparando per il gran finale, per dare un colpo decisivo al campionato e provare a spiccare il volo per le finali nazionali. Già ci stavamo preparando, in un clima di continua fiducia e serenità, per crescere; il risultato solo una conseguenza , niente di più.
Ma come per rovinare un gran vino basta una muffa, per far cessare tutto sul più bello è bastato dire basta con il rugby per quest’anno … nulla di più che dire basta, non si gioca più. Per maggiori informazioni chiedere a COVID-19 …
Ma come vi abbiamo sempre detto portate dentro quello che avete vissuto e provato perché nessuno ha diritto – nessuno ! – di portarvi via i vostri sogni. Grazie ragazzi. Di cuore.
Vuk
#sempreasostegno